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CHI SCAPPA È OPPRESSO IN OGNI MODO

COMUNICATO

Perché registrare questa compilation? Perché non ci accontentiamo di subire la quotidianità e l'oppressione?

Il bisogno nasce nel 2023, a seguito della formazione del Collettivo Chaos e delle band ad esso vicine, con l'aggiunta graduale di tutte le altre che si sono interessate al progetto. Tutte creiamo, urliamo e suoniamo per sfogare insoddisfazione, disagio e rabbia a causa della società che ci soffoca; vogliamo comunicare un messaggio che possa arrivare a più persone possibili. La nostra musica non può più essere fine a se stessa: in una società dominata da social media e piattaforme di streaming musicale, perde di valore e diventa una vetrina, uno sfoggio di ricchezza e di volontà di innalzarsi ad uno status quo bramato dalla maggior parte della gente. La nostra generazione è infatti totalmente anestetizzata dalla superficialità degli idoli che si vedono sugli schermi.L'avvento dei Tramite i social media nascono delle divinità-modello che il potere decide di mettere a capo di culture di massa, portando le persone ad una ricerca anche malsana di ideali finti, vuoti, proprio come ciò che ci ripropongono senza sosta. È necessario apparire sempre come i migliori, comprare compulsivamente, odiare o amare una determinata fazione, puntare il dito sul diverso. Abbandonati ad un mondo virtuale che soddisfa ogni bisogno, subito, il bisogno di dopamina porta chiunque intorno a noi a scegliere di rimanere prigionieri nella propria dipendenza, in ogni contesto, anche in quello di ciò che voi chiamate scena.

Per noi suonare, scrivere, urlare, creare, non è questo. Per noi, è mandare un messaggio, fare controcultura, un modo per esternare le nostre idee e ciò che abbiamo deciso essere giusto per noi, senza bisogno di essere visti da agenzie o miliardi di spettatori. Vogliamo vivere ed essere liberi di farlo a modo nostro, non come qualcuno ci dice perché "funziona così". È questo il primo motivo. Suonare per noi è azione diretta: dobbiamo riappropriarci ora del mezzo di espressione musicale. Senza il monopolio delle case discografiche, senza la voracità di notorietà delle etichette indipendenti, senza nessun tipo di mercificazione o sanremizzazione. Tutto su carta è politico: slogan, eventi, discorsi, fatti per purificare la coscienza da ogni privilegio che invalida il proprio status di militante. Ma guadagnare fama su dolore, sofferenza e menzogne è ipocrita. Quando suoniamo, non intendiamo creare un prodotto per nessun tipo di mercato e nessun tipo di falso politicamente impegnato che fa della nostra rabbia unestetica fine a se stessa.

A seguito di numerosi dibattiti e riflessioni siamo arrivati alla conclusione che la sola compilation non basta: mettere in sfoggio i pezzi nuovi che ognuno ha creato senza nulla dietro sarebbe fare la stessa cosa che ci siamo promessi di voler distruggere. Questa compilation è un atto politico, l'unione di individualità della nuova generazione, con idee ed obiettivi simili. La musica e i pensieri che ognuno porta all'interno di essa non sono casuali ma frutto di delusione verso la società e le città in cui viviamo, senza aver paura di buttare tutto fuori attraverso generi diversi. Basta chiuderci in noi stessi , basta stare zitti davanti a ciò che ci da fastidio e ci fa incazzare. Non ci porterà guadagno - non ne abbiamo bisogno - e non sopportiamo chi fa il contrario. Fare un festival punk, con biglietti a 30 euro e sponsorizzato dalla Coca-Cola, addobbato al tempo stesso con una pletora di bandiere palestinesi, è agghiacciante. Non ci si può nascondere dietro ad unetichetta se i veri scopi sono chiari: siete degli imprenditori, delle aziende e non avrete mai nulla in comune con noi. Non portate solo un messaggio marcio, siete incoerenti con la realtà e con voi stessi.

Con l'uscita della compilation abbiamo deciso anche di far rivivere un metodo di lotta che ormai a Milano si vede poco: le occupazioni temporanee, le TAZ. Rivendichiamo la pratica di creare situazioni di connessione e complicità alternative a quelle che lindustria della socialità ci impone.

Abbiamo qualcosa da dire, lo diremo coi mezzi e le modalità che più ci piacciono e che più riteniamo opportuni, non ci spaventano le intimidazioni degli sbirri, le manganellate e le denunce. Non abbiamo paura di esserne vittime, ma il fatto che ciò venga permesso è lindice di un popolo anestetizzato dai propri, pochi, privilegi, che aspetta passivamente di subire qualsiasi provvedimento del potere, oppressivo o meno, perché tanto, sicuramente non andrà mai a colpire loro. È facile e comodo far finta di niente, accontentarsi di una vita vuota, perché vi hanno insegnato così e non siete capaci di andare oltre.

Facendo degenerare un'intera nazione nella violenza squadrista, nella censura e nell'intolleranza verso il diverso.

Chi scappa è oppresso in ogni modo: esplicitamente, con i manganelli e le denunce o l'ostracizzazione.

Con le telecamere i telegiornali e la manipolazione dell'opinione pubblica a proprio sfavore. Implicitamente fin da piccoli, con religioni, stereotipi di genere, sessismo, matrimoni, facendoci immaginare il futuro per forza in un modo, come se non ci fossero alternative al nasci, lavora, consuma, crepa. Con la reclusione dei rivoltosi nelle carceri e nei CPR, a marcire nel silenzio di uno stato intero. Ma il potere non si limita a questo: ci entra nella testa in ogni contesto sociale, in ogni momento. Ci uccide da dentro nascondendosi dietro alla sagoma monolitica della logica e della razionalità. Il controllo capillare della massa nasce dentro ogni inconscio del singolo individuo. Noi, che siamo la nuova generazione, abbiamo preso coscienza di come il mondo stia obbligando tutti a conformarsi al modello disegnato per la massa nell'epoca del decadimento capitalista, lo sappiamo e vogliamo contrastarlo in ogni modo e momento. La libertà ha un rapporto fluido con lo spazio e con il tempo, certo, ma può essere piccola, con le attività che facciamo e che continueremo a fare, o grande, se il nostro messaggio sarà recepito.

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